Lo spagnolo protagonista assoluto allo Stadium: Roma rispedita a -8. In campo anche Tevez, sostituito da Giovinco nella ripresa. Standing ovation per Pogba
Altro che pressione. La Juventus passa come un rullo compressore sul Livorno e sull’euforia giallorossa. Restano altre sei partite e altrettante potenziali trappole, ma la Juventus è una spietata macchina da guerra contro le piccole e dentro lo Stadium (16 vittorie su 16) non pare possibile batterla in nessun modo. Il distacco che torna a +8 è rassicurante per i tifosi juventini, ma la scioltezza con la quale la squadra di Conte ha battuto il Livorno è deprimente per l’ambiente romanista, che deve ricominciare tutto da capo. E Conte è riuscito anche dosare le fatiche, a recuperare uno smagliante Llorente, a fare riposare un pochino Tevez e avere conferme da Asamoah e Lichtsteiner, oltre che dalla difesa. La Juve c’è, magari non brillante come all’inizio, ma c’è. Bella solida e in testa alla classifica.
In uno stadio che riesce a essere pieno anche di lunedì alle 19 (Juve titolare e spalti pure, verrebbe da dire) i bianconeri iniziano concentrati, dosando la foga e le energie, ma conservando una pressione costante sul Livorno che non riesce a mettere il naso al di là della metà campo per quasi mezzora.
Tevez sfiora il gol in due occasioni al 7′ e all’11′, mentre gli amaranto balbettano a centrocampo, perdendo palloni vitali e lasciando alla difesa della Juventus di prendere sempre il sopravvento. In uno scenario a loro nettamente favorevole, i bianconeri mancano tuttavia di incisività e non concretizzano il predominio, come al 19′ quando Chiellini sbaglia in modo grossolano un rigore in movimento.
E’ una situazione che finisce per affievolire la verve offensiva dei bianconeri, sicuri di avere la partita in pugno e quindi via via meno aggressivi, tolto lo spiritato Lichtsteiner, sempre in movimento e alla ricerca della penetrazione dalla fascia. Nonostante questo, è troppo fragile la difesa del Livorno perché alla lunga non ceda.
Ci pensa Llorente, fin lì protagonista di un opaco galleggiamento sulla trequarti. In tre minuti da grande centravanti, prima si gira in area e con la velocità un cobra, prima lascia Valentini come una statura, poi fulmina Bardi. E’ il 32′: la rete stordisce il Livorno che ha una reazione al contrario e si lascia andare. Così tre minuti dopo, lo stesso Llorente spedisce in rete di testa un corner perfetto di Pirlo. Ad aiutarlo c’è Bardi che compie più di mezza papera nel controllare un’incornata insidiosa, ma non esattamente imprendibile. Curiosità: Llorente è l’attaccante che ha segnato più gol di testa nei campionati europei, sette come Mandzukic del Bayern Monaco.
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